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Continua l’aumento dei prezzi del carburante: le cause
Aumento dei prezzi della benzina: le cause

È ancora in corso l’aumento dei prezzi del carburante: la benzina ha ormai oltrepassato quota 1,7 euro al litro, mentre il gasolio è arrivato a quota 1,6 euro al litro. Aumento repentino anche per il metano che è arrivato a quota 2 euro al kg. Un aumento vertiginoso che non veniva registrato dal 2014, quando un litro di benzina costava in media 1,681 euro.

Il rincaro dei carburanti, secondo i dati delle ultime rilevazioni fornite del Mise, va di pari passo con quello delle bollette di luce e gas, gravando sempre più sulle tasche degli italiani. Ma quali sono le cause di questo incredibile aumento?

Aumento dei prezzi della benzina

Nel corso del mese di ottobre si è registrato un considerevole aumento del costo della benzina e del gasolio, segnando rispettivamente +23,4% e +24,3% in più rispetto allo stesso periodo del 2020, secondo quanto riportato dal Codacons. Un rincaro che si stima faccia salire di 390 euro all’anno il budget che ogni famiglia destina ai carburanti.

Anche gas e metano sono interessati dall’aumento repentino dei prezzi. Il metano ha di recente superato quota 2 euro al kg, soprattutto in alcuni impianti del centro-nord Italia. Il prezzo medio del metano auto si posiziona invece tra 1,660 e 1,912. I prezzi praticati del Gpl invece vanno da 0,827 a 0,851 euro al litro. L’aumento del metano costituisce una vera anomalia e ha stupito molti automobilisti, in quanto fino ad ora era considerato un carburante economico.

I motivi dell’aumento

Una delle principali cause del rincaro è da ricercarsi nel mancato accordo tra i Paesi dell’OPEC (Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio) sull’aumento della produzione di greggio, dopo il periodo di lockdown globale causato dalla pandemia. Durante lo scorso summit che si è tenuto a Vienna, infatti, gli Emirati Arabi Uniti avevano chiesto di poter aumentare la loro produzione, dati gli ingenti investimenti dell’ultimo periodo, rivedendo quindi gli accordi sui tagli che tutti i Paesi devono rispettare. La richiesta è stata tuttavia respinta da diversi paesi dell’OPEC, tra cui l’Arabia Saudita (primo produttore al mondo di petrolio), costringendo gli Emirati Arabi a chiudere le trattative. Di conseguenza, il mancato aumento della produzione di greggio è inevitabilmente andato a influire sul prezzo dei carburanti, facendo salire i prezzi.

Un altro fattore di cui tenere conto è che sul prezzo della benzina, e quindi sulle tasche degli italiani, gravano anche l’alta percentuale di IVA e accise, che vanno a influire per il 61,9% sul prezzo della benzina e per il 58,9% su quello del gasolio. A questo si aggiungono anche le spese per il trasporto della materia prima: in Italia infatti l’85% della merce trasportata viaggia su gomma, e i costi di trasporto incidono sui prezzi finali non solo dei carburanti, ma anche sui listini al dettaglio di una moltitudine di altri prodotti.

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